Markata E Peshkut a Tirana (AL). Bene (molto) e Male (qualcosina).

Mi trovo a Tirana per lavoro, quello vero, per la seconda volta nella mia vita. E’ una città vivace, con un traffico che al confronto quello della mia adottiva Savona sembra quello della pista del trenino del Mostrillo. E’ una città dove mangi bene e sei accolto come un figlio in quasi la totalità dei locali, almeno di quelli che ho visitato io.

Memore di una cena a base di pesce decisamente interessante fatta ante-vetriolizzazione, cioè prima di intraprendere questo percorso affascinante di bieco affabulatore di pietanze, ho deciso di tornare nel ristorante Markata E Peshkut.

Come si capisce dal nome, parliamo di pesce e ne parliamo in un bel ristorante situato nella piazza del mercato di Tirana, dove banchi di frutta bellissima fanno bella mostra di loro stessi, alternati da venditori di anticaglie, un’offerta di frutta secca sgusciata e pronta all’uso incredibile e molto altro. Insomma, un posto decisamente bello e interessante dove si concentra una bella fetta di vita notturna del centro di Tirana.

Il ristorante, i cui proprietari posseggono anche altri locali nella medesima piazza, fa bella mostra di sé grazie a una struttura esterna signorile, alcuni posti a sedere in un cortile privato, e a degli interni molto curati.
Non propriamente lo stesso si puó dire del personale di sala, Gheorgi a parte, che non lascia trasparire quella giovialità riscontrabile, quasi sempre, negli altri locali. Sono tutti piuttosto freddini, distaccati…sembra che “je rompi er cá”, per dirla alla Gigi Proietti.

Ma passiamo a cose piú facete: il PESCE.

Si, perché c’é un validerrimo motivo se il ristorante si chiama, traduco in maniera maccaronica, Mercato del Pesce. Si, un motivo spaziale. Ossia, un banco del pescato fresco che ti mette in pace con il mondo, un profumo di pesce fresco che ti ammalia e che stuzzica le tue ghiandole salivari trasformandoti in un incrocio tra un dromedario e un anziano avventore con problemi alla dentiera. In breve: SBAVI.

Da questo luogo di godosa perdizione, posto al di sotto della sala dove abbiamo cenato con i colleghi (ahimè, questa volta ero senza La Moglie e Il Mostrillo, che ormai conoscete benissimo), siamo tornati post ordinazione DEFINITIVA: abbiamo “umilmente” optato per un antipasto di crudo (scampi e branzino…umili, si capisce) con un po’ di misto “faccio io” di Georghi (mi piace assecondare i “faccio io”, danno importanza). A seguire, con il medesimo approccio modesto, abbiamo ordinato un branzino pescato dal modico peso di 1.4 chilogrammetti, con qualche calamaro o totano grigliato (lasciando la scelta a Georghi) e un tantino di verdure grigliate miste.

Belin, stavo per dimenticare la cosa che ci ha contraddistinto per grande umiltà: come apertura di tutto, abbiamo chiesto un tantino di insalata mista (che, come ormai ho imparato, in Albania è sempre superlativa…hanno delle verdure fresche deliziose davvero).

Ed ecco la sequenza di piatti, insalata esclusa perchè non ho fatto in tempo a immortalarla:

Ed è qui che concentro il bene e il male.

Mi spiego: il pesce, i molluschi e i crostacei sono fresherrimi, buonissimi, ma ho un paio di appunti da fare al modo di servirli.
In primis, il branzino crudo: non posso pensare che un pesce di quella caratura, che a mio parere da il meglio di sè proprio da crudo per la grande delicatezza delle sue carni, debba essere annichilito nella parte iodata e nelle sfumature del suo sapore da una TONNELLATA di olio (e limone). No, quel carpaccio meraviglioso andava servito in purezza, portando, SEMMAI, un po’ d’olio al tavolo in modo che ognuno lo vituperasse a piacimento. Ho racimolato qualche rimanenza di polpa dalla testa, messa a decorazione del piatto, e il confronto con il carpaccio condito è stato impietoso. Peccato.

Scampi, invece, appena a lato dell’abuso di olio, da URLO. Freschi oltre misura, dolci, buoni, davvero un piacere per il palato.
Il misto di mare “faccio io” è un pochino banale, mi sia consentito: buonissimo, per carità, con una nota di merito per il Polpo (SUPER), non certo la robaccia surgelata da quattro lire che ci viene, purtroppo, troppo spesso propinata in molti locali nostrani, ma da quel banco del pesce mi sarei aspettato un “faccio io” più originale.

Sul grande piatto di secondo, poco da dire e tutto bene (quasi, le cipolle erano da cuocere maggiormente): il bel branzino scelto per questa portata ci è arrivato grigliato e, come ricordavo, su questo aspetto agli Albanesi non glielo mena nessuno. Pesce con la pelle croccante fuori e umido a puntino all’interno: perfetto. Verdure (ripeto: cipolle a parte) nel pieno rispetto della media elevatissima delle verdure albanesi, top di gamma.

In merito al vino, ci siamo abbeverati con del buon Pecorino, non indimenticabile ma gradevole al palato (sebbene io preferisca vini con acidità e mineralità maggiormente marcate), fruttato, fresco…non è andata male per niente.

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Nessuna aggiunta di dolce o di altre prelibatezze in quanto le porzioni erano decisamente abbondanti e l’intera tavolata era arrivata al punto di sazietà necessario per uscire, bere ancora un colpetto nella piazza ricca di locali e poi andare a nanna.

Quindi, il conto. Avendo a tavola con noi una collega vegetariana che, come dire, ha potuto avere una ottima vista sulle nostre ganasce fameliche ma che non ha avuto la miglior cena della sua vita, probabilmente, abbiamo diviso in quattro, anziché in cinque il conto. Aggiungendo che, mediamente, questo ristorante risulta essere fuori scala rispetto alla media albanese dei ristoranti, abbiamo speso la bellezza di 35 Eurini a testa.
Caro, certamente, rispetto ai vicini locali, ma decisamente accettabile se comparato con quel che avremmo speso in un equivalente (quindi con pesce fresco e non un tritaturisti) ristorante italiano (magari in Liguria).

Seppur con qualche difettuccio, direi bene e aggiungerei che si tratta di una valida scelta per una serata “bene” durante una bella vacanza nella interessante Tirana.

Markata E Peshkut
Rruga Shemsi Haka, Tiranë 1001
Telefono: + 355 068 206 5153

 

 

 

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