Öchìn de Mâ ad Arenzano (GE). Fresco? Freschissimo!

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Sono anni che mi capita di bazzicare ad Arenzano con una certa frequenza e, ogni volta, quando è il momento di mangiare si sviluppa un piccolo psicodramma famigliare. Già, perchè sono un rompiballe e sono fermamente convinto della posizione che se, da ristoratore, mi fai passare per fresco un pesce clamorosamente congelato, un tantino mi girano le gonadi. E cerco di non venire più.
Oltre al fastidio da presa in giro, il mio problema è che sono proprio avido di pesce che sappia ancora di mare, che sia pescato da un numero ragionevole di ore e che, non di meno, sia LO-CA-LE. Io voglio mangiare l’acciughetta del Mar Ligure, quando è il momento giusto dell’anno, e non mi importa nulla del gambero pescato nell’Oceano Indiano durante le Colombiadi (1992, n.d.A.).

Quindi, tornando ad Arenzano, è capitato tantissime volte di uscire profondamente insoddisfatto dalla costellazione di locali trita-turisti che compongono in prevalenza la passeggiata a mare e la zona del porticciolo. Non me ne vogliano quelli che stanno cercando di migliorare sotto questi aspetti, Dio vi perdoni per il passato, ma fino ad ora siete stati, per me, una delusione tremenda.

Tutto questo fino alla scoperta del ristorante che ora recensisco: l’Öchìn de Mâ (Gabbiano, in genovese), posto vicino al cinema, appena fuori dai camminamenti più comuni della nota località ligure.

Ci sono un paio di motivi che reputo più che validi che mi hanno condotto in questo locale: in primis, si tratta di un cosiddetto Ittiturismo, quindi hanno una barca, vanno a pescare e cucinano il pescato FRESCO. E, altro aspetto che non ho trascurato, il proprietario, che si può trovare indistintamente sulla barca a faticare o in cucina a, pure, farsi un mazzo discreto, lavorava alla grande in una pizzeria locale e avevamo già avuto modo di conoscerci. Oltre alla connotazione non banale di bravissima persona, è anche uno che sa il fatto suo.

Ma parliamo di cibo.

Il locale prevede una formula, abbastanza elastica comunque, di menu fisso: con 30 € vino escluso (l’acqua, invece, è compresa, BRAVI) si mangiano due antipasti, un primo, un secondo e un dolce. Considerando che, dolce escluso, è tutto a base di pesce, direi che è del tutto ragionevole. Certo, si tratta, a quanto ho capito, di piatti semplici nella maggior parte dei casi (anche perchè è cucina espressa, arriva la barca e si cucina…alle 18, alla prenotazione, il personale di sala non sapeva cosa avremmo mangiato quella stessa sera, che sballo!!!). Ma buoni, con lo iodio respirabile a pieni polmoni, freschi, SUPER.

E si parte.

Gli antipasti prevedevano acciughe ripiene (e fritte) e un crostino con patè di uova di pesce. Come anticipato, materia prima buonissima, preparazioni semplici, risultato positivo. Sul patè di uova di pesce, ho anche avuto una chiacchierata con la cuoca (mamma del proprietario) e lo riprodurrò a casa perchè era una roba veramente da urlo, SUPER.

Il primo invece era costituito da uno spaghetto, cotto al dente perfettamente, con pomodorini freschi e sfilettato del giorno. Quest’ultimo, nella sera in cui ho cenato in questo ristorante, era composto da Cavalle (una specie di Sgombro) e Palamita (una specie di Tonno), profumatissimo, saporito e, per un golosastro come me, abbondante sia come porzione che come presenza di pesce nel piatto. Unico, proprio a voler rompere le scatole, difetto: la presenza di una lisca che era una sciabola, ma tenendo conto di freschezza e tempo intercorso tra arrivo della barca e preparazione….ma chissene della lisca, era buonissimo, BRAVI.

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Secondo: qui si poteva scegliere tra un nasello all’acqua pazza e acciughe impanate e fritte. L’ho già scritto e lo ripeto: si tratta sicuramente di piatti semplici, senza sfoggio di tecniche da chef sperimentatore, ma ben eseguiti e contraddistinti da profumi e sapori che non si trovano tante volte. Belin, concedetemelo, si sentiva il mare in ogni portata, questo è qualcosa che io non posso non strasottolineare.

Personalmente, ho scelto le acciughe impanate mentre La Moglie ha diviso un piatto di nasello con un caro Amico al tavolo con noi.

Acciughe molto buone, nasello delicato e ben confezionato. Anche qui, a voler proprio fare il foodblogger molesto, avrei asciugato appena di più le acciughe prima di servirle, con una passata aggiuntiva in carta assorbente. Ma è veramente un difetto trascurabile (cioè, non è che grondavano olio, tra l’altro buono, erano appena più unte del fritto super asciutto che io amo).

Ultimo capitolo, i dolci. Io non ho preso nulla perchè stavo proprio bene, mentre La Moglie e il nostro amico si sono scofanati una panna cotta senza aggiunte di salse e topping (La Moglie – che ha azzannato il dolcinastro senza fare foto, sarà punita violentemente) e una torta alla ricotta (l’Amico). Semplici, buoni, molto classici ma una degnissima chiusura di un ottimo pasto.

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Considerando l’assenza di vino, l’acqua inclusa nei menu e il fatto di aver preso solo due secondi e due dolci, invece che tre di entrambi, il conto è stato, SUPER ONESTISSIMAMENTE (questo voglio proprio dirlo forte) di 80 € anziché 90.

Quindi, siete bravi, siete onesti, usate pesce strafresco, lo trattate con delicatezza. Il servizio è genuino, magari con qualche imprecisione (l’elenco dei dolci non completo, nel nostro caso, ma può succedere a fine serata), ma chi dovesse criticare i tempi, non certo da ristorante trita-turisti che citavo sopra, è solo perchè non capisce la cucina espressa e i tempi che richiede.

Öchìn de Mâ
Via P. N. Cambiaso, 7,
16011 Arenzano GE
tel: 348 009 7616

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