Amici Genovesi e non, quante volte vi siete inerpicati su per la via del quartiere denominato Righi? Di queste, quante volte lo avete fatto con scopi mangerecci? (la seconda domanda, per i “foresti” è legata al fatto che, mitologicamente, il quartiere è noto per la sua posizione collinare, che lo rende meta delle coppiette nelle fredde notti genovesi).
Beh, vi do un motivo per farlo, un buon motivo per andare a mangiare appena fuori dalla Funicolare che dal centro cittadino (zona Largo Zecca) porta a Righi (via Mura delle Chiappe).
Si chiama Ristorante Montallegro e riassume una buona cucina ligure, una bella proposta di pizze, focaccia al formaggio e farinate, condite da un pizzico di spirito tipicamente Ligure (cioè “vogliamo riempire il locale, se quando hai finito ti levi dal belino, ci fai piacere”, espresso educatamente, ma il concetto è quello).
Quindi, pregi (tanti), difetti (uno solo). Ma andiamo con ordine.
Il racconto del pranzo domenicale svolto in questo ristorante parla di quattro adulti e un microbo di poco meno di due anni (il mio Mostrillo) che mangia come uno scaricatore di porto dopo un turno massacrante.
Come sempre, non sto ad associare piatti e persone, ma descrivo tutto in successione. Una nota sulla delicatezza del cameriere: il Mostrillo è stato servito rapidissimamente, non per una nostra richiesta, ma proprio per iniziativa del simpatico (credo) caposala. Gli abbiamo fatto arrivare un bel piattazzo di gnocchi al pesto, ma poi Lui ha deciso che anche quel che mangiavo io era interessante e si è servito ripetutamente.
Andiamo con ordine.
Chi con antipasto, chi con primo, si è partiti con: flan di patate e fagiolini con crema di parmigiano, Ravioli di Borragine con ragù di mare e, scelta rivelatasi più che condivisibile, una focaccia al formaggio da urlo. Documenti fotografici che fanno capire qualcosa della bontà, sebbene come sempre qualcosa manchi per via della golosità (mi scordo di fare le foto, sono un blogger approssimativo, ahimè):
Poi, mentre La Moglie iniziava a tirare i remi in barca, limitandosi alla focaccia al formaggio, e il Mostrillo mi spazzolava buona parte dei ravioli di Borragine, si è proseguito con Lingua al Vapore con salsa verde e patate al forno (e qui il cameriere ha fatto pure un gesto di approvazione come dire “belin, non la prende più nessuno la lingua, ma è tanta roba”..e in effetti..), Trofie al Pesto (qui la foto latita, ma mi era arrivata la lingua, come potevo distrarmi ulteriormente?) e Pansotti al Sugo di Noci (un must have della cucina ligure):
La lingua era una roba spettacolosa, morbidissima, saporita e impreziosita da una buona salsa verde. Le patate al forno, a mio gusto, un pizzico troppo salate, comunque buone.
Gli altri piatti, tutti, buoni e in linea con l’aspettativa di una cucina della tradizione, senza tanti voli pindarici.
A chiusura del pranzo, i dolci. I due amici che erano assieme alla mia combriccola famigliare (Szia Szia e Simo, si sta sempre alla grande con voi, n.d.A.) si sono divisi una panna cotta (però siete dei principianti dell’abbuffata 😀 ). Io mi son sparato mezzo chilo di Strudel di Mele servito con un bicchierino di una sorta di crema chantilly liquida (molto buona e non stucchevole come dolcezza, bell’abbinamento). La Moglie si è scofanata una fetta di Torta Sacher che da sola potrebbe essere un sostitutivo del pasto per almeno due persone. Per due giorni. Pranzo e cena. Ecco li:
E ora la critica, un po’ più argomentata.
In un posto bello così (seguono, in chiusura, alcune foto del locale e della vista da paura), è ovvio che venga un mucchio di gente, soprattutto perchè la proposta alimentare è di livello e il prezzo equo (con 4 caffè, in tutto abbiamo speso 107 €). Bisognerebbe però, almeno dal punto di vista del cliente, imparare a dire “siamo pieni”, anzichè far intuire, nemmeno troppo velatamente, a chi è seduto ai tavoli che è il caso di lasciare il posto libero. Sta all’intelligenza del cliente che vede la fila fuori non soffermarsi più di tanto, ma se uno si avventura sulle alture di Genova, diventa scemo per trovare un parcheggio (ecco, la zona non rende proprio agevole lasciare l’auto…usare la funicolare è certamente suggerito) e vuole fare due chiacchere a fine pasto, non glielo devi menare. Devo dire che tutto è fatto nell’educazione, non mi lamento affatto di questo, ma l’imbarazzo del cameriere che mi chiedeva se poteva prendere il seggiolone del bimbo, solo perchè lo avevo in braccio, per preparare un altro tavolo era tangibile.
Quindi: BRAVISSIMI per la cucina, RIVEDIBILI per le tempistiche di fine pasto.
Sulla lochesciuon (per dirla alla Alessandro Borghese), molto carino l’interno, grazie anche al camino (rigorsamente, e graditamente, acceso), la vista SPA-ZIA-LE:
Ristorante Montallegro
Via Mura delle Chiappe, 30/R
16136 Genova
Tel: +39 010 2721545 – www.ristorantemontallegro.it