
Ingredienti
Broccolo Romanesco 250 g
Panna leggera Conad (o una simile, ma questa è simpaticamente buona) 100 ml
Uova fresche 3
Parmigiano Reggiano 25 g.
Aringa affumicata 1/4 di filetto
Olio EVO di quello buono q.b.
Sale fino q.b.
Pepe q.b.
Burro q.b.
Preparazione
Andiamo con ordine: avevo già postato questa ricetta (questo è vero), ricevendo lodi sperticate dai migliori chef del pianeta (questo…no). Poi, non so che cavolo viola sia successo, ma la ricetta è sparita lasciando, come unica traccia odorosa di sè, solo il titolo senza foto nè contenuti testuali.
Superata agilmente la fase degli improperi, perlopiù a sfondo mistico-religioso, ho deciso di riscriverla. Ovviamente, non verrà mai bene come l’originale, ma tant’è..
Cominciamo a cucinare, pulendo un bel broccolo romanesco e mettendo a cuocere in abbondante acqua salata bollente solo le cime più belle e accattivanti, per un totale in peso di 250 g. circa meno quasi. Quando saranno facilmente spapocchiabili con i rebbi di una forchetta, scolate e scaraventate il tutto in acqua e ghiaccio (o in abbattitore ma…quanti di voi hanno un abbattitore in casa e riescono a farmi sentire inconfutabilmente povero?).
Aspettate che il broccolo romanesco, sua frattalità, sia freddo, per frullarlo con frullatore a immersione assieme a panna in quantità pari a 25 ml, al parmigiano grattuggiato e a 3, dico 3, uova freschissime. Meglio se avete una gallina a casa, quindi, più che un abbattitore. Tiè.
Frull frull (forma onomatopeica che inquadra insindacabilmente il minipimer) e incorporate aria come se non ci fosse un domani per il vostro composto. Deve essere proprio bello spumoso.
Versate il composto, senza superare i 3/4 dell’altezza, nei contenitori monodose che avrete precedentemente imburrati a dovere (io uso quelli di alluminio di Cuki, non glielo meni al signor Cuki).
Preparate una teglia da forno con due dita d’acqua e mettete ordinatamente a bagno i contenitori, pronti a infornare a 150 °C per quaranta minuti.
Infornate, quindi, a bagnomaria e qui ricordo che nella vecchia ricetta mi ero lanciato in un’analisi filologica del termine: pare (fonte: WIKIPEDIA, mica pizza e fichi o quell’altro blog bello quasi come questo…come si chiama più rossopaprika, no..verdedragoncello..nemmeno..va beh) che Maria la Giudea abbia sperimentato il metodo del bagno in acqua (Balneum Mariae in latino medievale) per imitare le condizioni naturali e riscaldare lentamente miscele di varie sostanze (elisir) e produrre in questo modo oro o altri metalli preziosi. Mica cotica.
Dopo i 40 minuti a 150°C date un colpetto da 4-5 minuti a 200°C per sicurezza, si sa mai che dentro non abbiano cotto a dovere, poi tirate fuori e sformate i vostri splendidi flan verdolini.
Durante la cottura in forno, ça va sans dire, avrete preparato la salsa. Frullate in immersione un quarto di filetto di aringa affumicata, non di più che poi mi dite che è salata e che vi siete bevuti il Garda durante la notte, la rimanente panna e olio a filo fino a raggiungere una consistenza setosa e bella liscia liscia.
Lo so, non vi entusiasma l’idea della panna non cotta, ma fidatevi dello zio.
Componete il piatto come più vi piace, ricordate solo, quando potrete smettere di salivare e sarà finalmente il momento di mangiare il flan, di non esagerare con la salsa, o perderete il gusto delicato del broccolo romanesco.
Aspetto vostre.