Cruskees. Peperoni croccanti che diventano uno snack.

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La rubrica delle recensioni al vetriolo di prodotti selezionatissimi si aggiorna questa settimana con il mio parere sui Cruskees.

Si tratta, come recita il pacchetto figo di design che viene commercializzato, di chips di peperone crusco. E ora vi spiego di che si tratta.

Avrete notato la tendenza, anche da parte di chef stellati, di usare sempre più frequentemente i peperoni di Senise (PZ) nelle ricette gourmet.

Questo perchè, usando una locuzione verbale che potrebbe essere ricondotta proprio al luogo di origine, sòbbúoni. Ma buoni di brutto: chiunque in Basilicata li usa per preparare una leccornia a casa: infatti friggendo i peperoni essiccati al sole lucano in un poco d’olio per qualche secondo, si ottengono i PUPACCI CRUSCHI.

Occhio, perchè se li tenete più che tre secondi si bruciano: quindi, va detto, la preparazione di questo snack avrà richiesto sperimentazione e affinamento delle tecniche per trasporre quanto viene fatto da tempi antichi in un processo moderno.

E ci sono riusciti. L’azienda che commercializza questa meraviglia ha ottenuto un risultato strepitoso, garantendo la croccantezza tipica (roba che se in un ristorante di una qualsiasi località vicina al Parco del Pollino dovessero arrivare pupacci un po’ mollicci volano pattoni a mano aperta come se fosse il compleanno di Cannavacciuolo), con la giusta sapidità, un sapore eccezionale e, diciamolo, anche una presentazione del prodotto non banale e azzeccata.

Vero è che, ad una prima occhiata, il costo per bustina sembra eccessivo (vedasi al loro sito www.cruskees.com), ma basta fare un giro nella amena e ridente località di Senise (e zone limitrofe) per vedere quello che i locali chiamano, non a caso, “zaff’ran de Senis” (non mi si offendano i lucani se è scritto sbagliato) venduto in bancarelle anche a 35 € al chilo. Così come, cercando su internet qualche produttore che lo abbia imbustato, pronto da friggere, si arriva anche a cifre ben superiori, anche al doppio.

Quindi, onore al merito al team che ha sviluppato, brandizzato e che vende con successo questo snack. Per noi che lo usiamo nelle ricette o, più semplicemente, ce lo sbafiamo avidamente (crea una dipendenza assoluta), resta solo da allertare gli angiologi locali per possibili conseguenze derivanti da consumo eccessivo.

E lo so che li consumerete, ghiottonastri al vetriolo.

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