
Storicamente, la Domenica implica sedersi in famiglia per un bel pranzo conviviale. Negli anni, le cose sono cambiate, la frenesia imposta dai ritmi della vita non consente più troppe divagazioni dalla ruotine quotidiana. Ma. C’è sempre un “ma”, o più di uno.
Ma, a volte si riesce a ritrovarsi con le gambe sotto un signor tavolo, nella prima domenica di Ottobre.
Ma, a volte la famiglia è fatta di amici, è una famiglia che scegli.
E così, il detto “dalle stelle (Michelin) alle stalle (vicine all’agriturismo)” assume una connotazione positiva. Dopo la recensione di uno stellato, infatti, si passa agilmente alla recensione di un agriturismo, uno di quelli da cercare nelle stradine di collina nella zona di confine tra Liguria e Piemonte (siamo già in provincia di Cuneo). Le stalle, effettivamente, ci sono, sono proprio lì, a dare un risalto aggiuntivo, se mai servisse, al menu molto improntato sulla valorizzazione di prodotti del territorio.
E cominciamo, senza impiattamenti con orpelli da Chef, ma con il vecchio e sano movimento di mestoli di un servizio antico, tra i tavoli, molto più personale e accogliente di tanti più moderni. E’ la famiglia che gestisce il locale che passa tra i coperti e versa porzioni (e bis, tris, quel che serve) di ottimo cibo. Qui, il piatto degli antipasti si popola di antipasti, quello fondo di primi e quello piano di secondi, poche “musse”. Mangia e godi.
La sequenza degli antipasti è sapiente, si parte con un mix di salumi artigianali (che non ho fatto a tempo a fotografare perchè la fame era davvero tanta), accompagnati da pan fritto (la tazza veniva rifornita con frequenza da campionati del mondo) e focaccia fatta in casa, cialda di parmigiano con mais, pomodoro e maionese, insalata (buonissima) di pollo, sedano e nocciole, cannelloncino di spinaci (da urlo!), vitello tonnato (qui, se mi è concesso, l’unica piccola critica…la salsa era troppo spinta di capperi, qualcuno meno e sarebbe stato perfetto).
Ce n’era ancora uno, che però volevo tener fuori dall’elenco: se lo merita, considerando che per lei abbiamo perso tutti, al tavolo, la dignità. Sua maestà LA CARNE CRUDA DELLA MESA VERDE. Non so bene che alchimia ci sia tra noi e quel piatto, tanto semplice quanto buono, ma vedere gente che mangia con moderazione, come mia moglie, sdelenguirsi per questo antipasto, lascia capire quanto sia spaziale.

Una piccola pausa, tempo di far andare giù il TERZO passaggio di carne cruda, e si parte con i primi. Due, come vuole la tradizione. Raviolini del plin, burro (e che burro) e salvia (e che salvia), buonissimi, seguiti da un meno tradizionale taglierino a sezione quadrata (che adoro) con un ragù di verdure dell’orto. La cuoca, che è venuta a salutarci in sala, ha rivelato che i pomodori che ha frullato per la preparazione erano ancora attaccati alla pianta alle 11.45. Così, tanto per parlare di freschezza del prodotto. Qualcuno al tavolo avrebbe preferito un ragu di carne per la valorizzazione di questa pasta fresca (ah, manco da dirlo, fatta in casa), a me il passaggio un po’ più leggero della verdura è piaciuto.
Secondi: qui qualcuno era già sul pienotto andante (mia moglie, ad esempio, era prossima al rotolamento a valle). Ma si è tenuto duro, e ne valeva la pena. Prima, uno spezzatino di coppa di maiale all’Arneis (una roba che definire splendida è quasi limitativo), laido e corrotto (parafrasando Giorgione), buono da matti (c’era chi sognava, per un’altra visita, un menu di sola carne cruda e questo spezzatino…un “degustazione tutto proteina” che varrebbe una bella gotta, ma anche tanto godimento). Poi un ottimo coniglio nostrano, semplice ma gustoso da matti. Mettici insieme patate al forno e, coup de theatre, chips di zucca e abbiamo fatto il botto.
Ultimi, ma non ultimi, i dolci. Semplici ma con brio: un biscotto burroso, ottimo, con marmellata e una super (ma proprio super) torta di mele con grano saraceno e amaretti, accompagnata da una crema al mascarpone davvero vellutata e ben fatta.
Insomma, quella che si avvicina ad essere una tradizione (è la seconda volta che festeggiamo il mio compleanno in questo super posto) è sempre una bella occasione per mangiare tanto e bene. Nel mondo degli All-you-can-eat, che pensano di aver inventato un nuovo modo di mangiare (male, qualitativamente parlando), qui si riscopre la vecchia tradizione del pranzo (ma pure la cena se capita eh!) abbondante, rustico, tradizionale (ma con spunti interessanti). Io, personalmente, alla Mesa Verde godo. Poi, se contate che con una boccia di barbera (buono) e un bel po’ di acqua, e con i caffè, il conto è stato di 26 € a testa, vale proprio la pena di farci una gita (per i più piccoli, ci sono anche tanti animali tutto intorno!!). BRAVI.
Agriturismo La Mesa Verde
Loc. Mù,
12079 Saliceto (CN)
Tel: +39 333 6673253 – www.facebook.com/mesaverde.it